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- L’hot spot, o dermatite piotraumatica, è una lesione cutanea acuta e umida che si sviluppa rapidamente a causa di un prurito intenso, aggravato dal leccamento e grattamento compulsivo del cane, creando un ambiente ideale per la proliferazione batterica.
- Le cause principali includono parassiti, allergie, problemi medici localizzati e fattori ambientali; individuarle è essenziale per prevenire recidive e intervenire in modo mirato.
- Il trattamento prevede tosatura, disinfezione, prodotti specifici ad azione antisettica e rigenerante, oltre all’uso di un collare elisabettiano, la prevenzione si fonda su controllo dei parassiti, cura del pelo e gestione delle allergie.
Un disturbo cutaneo comune che, senza intervento rapido, può evolvere velocemente causando forte disagio e compromettendo il benessere dell’animale
L'amore per i nostri compagni a quattro zampe ci porta a osservare attentamente ogni loro comportamento e cambiamento fisico. A volte, quasi dal nulla, può comparire sulla loro pelle una lesione preoccupante: un'area rossa, umida e dolente che il cane non smette di leccare.
Questo fenomeno, noto come "hot spot", è una delle problematiche dermatologiche più comuni e frustranti per i proprietari.
Si tratta di una reazione infiammatoria acuta che può espandersi a vista d'occhio, causando notevole disagio all'animale. Capire di cosa si tratta è essenziale per poter agire correttamente e alleviare la sua sofferenza.
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Cos'è esattamente un hot spot e come si manifesta?
Tecnicamente definito "dermatite piotraumatica" o "eczema umido", l'hot spot è un'infiammazione localizzata e acuta della pelle.
Il termine "piotraumatica" ne descrive perfettamente l'origine: "pio" (pus), a indicare l'infezione batterica secondaria che quasi sempre si sviluppa, e "traumatica", perché la lesione è il risultato diretto di un trauma che il cane si auto-infligge.
Tutto ha inizio con un prurito o un dolore insistente in un punto specifico. In risposta, il cane assume un comportamento insolito: comincia a leccare, mordicchiare o grattare l'area in modo compulsivo.
Questa azione danneggia la barriera cutanea, creando un ambiente caldo e umido, ideale per la proliferazione dei batteri normalmente presenti sulla pelle.
Si innesca così un circolo vizioso: più l'infezione progredisce, più il prurito aumenta, spingendo il cane a traumatizzare ulteriormente la zona.
L'aspetto è inconfondibile: una chiazza di pelle viva, rossa, essudante, calda al tatto, spesso maleodorante e priva di pelo, con bordi ben definiti.
La sua evoluzione può essere sorprendentemente rapida, trasformandosi da un piccolo arrossamento a una lesione estesa in meno di 24-36 ore.
Ora che abbiamo definito cos'è un hot spot e come si presenta, è importante comprendere cosa scatena questa intensa reazione in primo luogo.

Le cause scatenanti: perché il mio cane sviluppa un hot spot?
L'hot spot non è una malattia a sé stante, ma piuttosto il sintomo di un problema sottostante che provoca un prurito intenso e persistente. Le cause scatenanti sono molteplici e la loro identificazione è essenziale per prevenire le recidive.
Tra i principali colpevoli troviamo:
- parassiti: la causa più comune è la dermatite allergica da morso di pulce nel cane (DAPP). Anche una singola puntura può scatenare una reazione allergica violenta in cani sensibili. Acari (come quelli della rogna sarcoptica) e zecche sono altri possibili istigatori;
- allergie: oltre a quella da pulci, le allergie ambientali (atopiche), verso pollini, muffe o acari della polvere, e le allergie alimentari possono provocare un prurito diffuso che il cane cerca di alleviare leccandosi insistentemente in alcuni punti;
- condizioni mediche: infezioni dell'orecchio (otiti) o delle ghiandole perianali possono causare un dolore riferito che porta il cane a grattarsi o leccarsi le zone vicine. Allo stesso modo, dolori articolari o muscolari possono indurlo a mordicchiare l'area dolente;
- fattori ambientali e di gestione: un pelo folto e lungo, soprattutto se non viene asciugato completamente dopo un bagno o una nuotata, trattiene l'umidità, creando un microclima perfetto per lo sviluppo di irritazioni. Anche la noia o lo stress possono manifestarsi con comportamenti compulsivi come il leccamento.
Riconoscere la causa è il primo passo, ma come può un proprietario affrontare il problema nella sua fase acuta?
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Come trattare un hot spot: un approccio combinato per il benessere del cane
Il trattamento di un hot spot richiede un intervento rapido e mirato, che deve sempre iniziare con una visita veterinaria.
La diagnosi è spesso visiva grazie all’aspetto tipico della lesione, ma il veterinario può decidere di eseguire esami diagnostici mirati — come citologia cutanea, raschiati o colture — per escludere altre condizioni dermatologiche dall’aspetto simile, come piodermiti superficiali, dermatiti da Malassezia o dermatofitosi.
Il primo passo terapeutico consiste nella tosatura completa dell'area interessata e di un margine di pelle sana circostante, così da arieggiare la lesione cutanea, rimuovere pelo e detriti e facilitare l’applicazione dei prodotti.
Successivamente, la zona viene pulita e disinfettata con soluzioni antisettiche specifiche registrate per uso veterinario.
Nei casi lievi, possono essere sufficienti cure locali e impedire l’autotraumatismo con un collare elisabettiano.
Nei casi moderati o gravi, invece, le linee guida dermatologiche (Miller et al., Small Animal Dermatology; WSAVA Dermatology Guidelines) raccomandano di associare anche una terapia farmacologica sistemica.
Questa può includere corticosteroidi topici o sistemici per ridurre l’infiammazione e il prurito, e antibiotici topici o sistemici se vi è evidenza di infezione batterica, scelti dal veterinario dopo valutazione clinica e, se possibile, in base a test di sensibilità.
Per coadiuvare il processo di riparazione cutanea, possono essere utilizzati prodotti di supporto, come soluzioni antisettiche idratanti o formulazioni con ingredienti naturali. Ad esempio, la nostra linea Hypermix®, a base di neem e iperico, può avere un’azione coadiuvante nella gestione della cute lesa.
L'iperico però è anche fotosensibilizzante, perciò il cane trattato con questo prodotto deve essere tenuto lontano dai raggi del sole.
Per ridurre il prurito legato a questa condizione, si possono affiancare prodotti con componenti lenitivi come arnica e CBD idrosolubile, più calendula o achillea, come nel caso di Kanarescue® Bath (uno shampoo dermatologico lenitivo e calmante) e Kanarescue® Foam (una spuma dermatologica idratante ed emolliente).
Questi prodotti non sostituiscono i trattamenti farmacologici prescritti nella dermatite piotraumatica e vanno usati solo come parte di un piano terapeutico concordato con il veterinario.
Oltre al controllo dell’infiammazione e dell’infezione, è fondamentale gestire il dolore del pet, che negli hot spot può essere significativo.
Il veterinario, a questo proposito, può prescrivere farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) approvati per l’uso nel cane, scegliendo il principio attivo e il dosaggio in base alle condizioni cliniche generali dell’animale.
Il sollievo dal dolore non solo migliora il benessere del cane, ma aiuta anche a ridurre comportamenti di autotraumatismo che ostacolano la guarigione.
Trattare la lesione esistente è vitale, ma l'obiettivo finale è impedire che si ripresenti. Esploriamo ora le strategie di prevenzione più efficaci.
Prevenzione e gestione a lungo termine: strategie per evitare le recidive
La prevenzione è l’arma più potente contro gli hot spot. Una volta risolto l’episodio acuto, è fondamentale agire sulle cause scatenanti per ridurre al minimo le ricadute.
Mantenere un controllo antiparassitario costante con prodotti registrati per cani e dall’efficacia dimostrata, seguendo scrupolosamente il programma prescritto dal veterinario, è uno dei modi più efficaci per ridurre il rischio di prurito da infestazioni.
Allo stesso tempo, la cura regolare del mantello, con spazzolature frequenti e un’asciugatura accurata dopo bagni o nuotate, aiuta a preservare la salute cutanea.
Se si sospetta la presenza di allergie, è necessario intraprendere con il veterinario un percorso diagnostico mirato che può includere test allergologici, diete a eliminazione o terapie desensibilizzanti.
Cause hot spot nel cane: domande frequenti
Posso usare rimedi casalinghi per un hot spot?
È fortemente sconsigliato affidarsi a rimedi "fai da te". Un hot spot è una condizione medica che coinvolge un'infezione batterica e richiede un approccio specifico. L'applicazione di sostanze non idonee può peggiorare l'infiammazione, intrappolare umidità o semplicemente ritardare il trattamento corretto, permettendo alla lesione di espandersi. Inoltre, senza una diagnosi veterinaria, ciò che sembra un hot spot potrebbe essere una patologia più seria. La procedura corretta prevede la tosatura, la disinfezione con prodotti antisettici specifici e, se necessario, una terapia farmacologica che solo un professionista può prescrivere.
L'hot spot è contagioso per altri animali o per le persone?
La lesione cutanea dell’hot spot in sé non è contagiosa, poiché si tratta di una reazione infiammatoria e infettiva localizzata. Tuttavia, la causa scatenante potrebbe esserlo. Ad esempio, parassiti come gli acari della rogna sarcoptica (Sarcoptes scabiei) o funghi dermatofiti (Microsporum canis, Trichophyton spp.) possono essere trasmessi sia ad altri animali che alle persone. In questi casi, oltre a trattare l’animale affetto, è essenziale adottare adeguate misure igieniche e, se indicato dal veterinario, trattare anche gli altri animali conviventi e consultare il medico in caso di sintomi cutanei nell’uomo.
Quanto tempo ci vuole perché un hot spot guarisca completamente?
Con un trattamento veterinario tempestivo e appropriato, un hot spot mostra solitamente i primi segni di miglioramento entro 24-48 ore. La guarigione completa della pelle richiede generalmente da una a due settimane. La velocità del processo dipende dalla gravità iniziale della lesione, dalla rapidità con cui si interviene e, soprattutto, dall'efficacia con cui si impedisce al cane di continuare a leccarsi o grattarsi, ad esempio con un collare elisabettiano. Se la causa sottostante non viene eliminata, il rischio di recidiva rimane molto alto, anche dopo una guarigione apparentemente completa.