In questo articolo parliamo di...
- Il West Nile Virus è trasmesso principalmente da zanzare del genere Culex che pungono uccelli infetti. I cavalli sono ospiti a fondo cieco, cioè senza capacità di trasmissione e, di conseguenza, non possono contagiare altri equini o persone.
- I sintomi più gravi derivano dal coinvolgimento del sistema nervoso centrale e includono atassia, tremori, ipersensibilità e paralisi; riconoscerli tempestivamente è essenziale per attivare cure di supporto e aumentare le possibilità di recupero.
- La prevenzione si fonda su vaccinazione annuale mirata e controllo delle zanzare tramite gestione ambientale e uso di repellenti.
Dalla comprensione del ciclo di trasmissione, alla vaccinazione e al controllo dei vettori: un approccio integrato per ridurre il rischio di contagio e salvaguardare il benessere dell’animale
L'arrivo dell'estate porta con sé non solo giornate più lunghe e temperature più miti, ma anche un aumento della circolazione di agenti patogeni trasmessi da insetti. Tra questi, il West Nile Virus (WNV) rappresenta una minaccia concreta e seria per la salute dei cavalli in Italia.
Segnalato per la prima volta nel nostro Paese nel 1998, questo virus ha una diffusione stagionale che coincide con il picco di attività delle zanzare.
Comprendere come si diffonde e come agisce, aiuta ogni proprietario attento a passare da uno stato di preoccupazione passiva a un'azione di tutela consapevole ed efficace.
La conoscenza del nemico, in questo caso un virus invisibile trasportato da un insetto comune, è la premessa indispensabile per capire come si manifesta questa malattia.
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Cos'è il West Nile Virus e come si trasmette al cavallo
Il West Nile Virus (WNV) appartiene alla famiglia dei Flaviviridae, la stessa di altri virus noti trasmessi da artropodi. Il suo ciclo di vita in natura si perpetua attraverso un meccanismo ben definito che coinvolge due attori principali: gli uccelli selvatici e le zanzare.
Gli uccelli fungono da serbatoio naturale del virus. Quando una zanzara, tipicamente del genere Culex (ma anche altre zanzare possono occasionalmente fungere da vettori come Aedes albopictus e Ochlerotatus caspius), punge un uccello infetto, ingerisce il virus e diventa a sua volta un vettore.
La situazione diventa davvero pericolosa quando la zanzara infetta punge il cavallo, veicolando il virus.
È essenziale, però, fare una precisazione che rasserena e chiarisce molti dubbi: il cavallo, esattamente come l'essere umano, è considerato un "ospite a fondo cieco" (o dead-end host).
Ciò significa che, pur potendo sviluppare la malattia anche in forma grave, non raggiunge una carica virale nel sangue tale da poter infettare un'altra zanzara.
Di conseguenza, un cavallo malato non può contagiare né altri cavalli, né l'uomo.
La consapevolezza di questo meccanismo sposta l'attenzione dalla paura del contagio diretto alla necessità di riconoscere i segnali di allarme per poter intervenire prontamente.
I segni clinici da non ignorare: quando allertare il veterinario
Quando il West Nile Virus riesce a superare le difese dell'organismo e a raggiungere il sistema nervoso centrale del cavallo, i danni possono essere severi e i sintomi evidenti.
È fondamentale per un proprietario saperli riconoscere, perché la tempestività dell'intervento veterinario può fare la differenza.
La malattia si manifesta principalmente con segni neurologici, che possono variare in intensità. I campanelli d'allarme a cui prestare la massima attenzione includono:
- febbre: che può essere presente ma non è un segno costante nei cavalli con WNV. Importante: non va attesa la febbre per allertare il veterinario;
- atassia e debolezza: il cavallo mostra un'andatura irregolare, barcollante, come se fosse ubriaco. La debolezza è spesso più marcata a carico degli arti posteriori;
- tremori muscolari: contrazioni involontarie dei muscoli, ben visibili soprattutto sul muso, sulle labbra e sul collo;
- ipersensibilità: una reazione esagerata al tatto o a suoni improvvisi;
- difficoltà a deglutire (disfagia): può rendere difficile l'alimentazione e l'idratazione;
- nei casi più gravi: la situazione può evolvere in paralisi di uno o più arti, incapacità di rimanere in piedi (decubito) e convulsioni.
La comparsa di uno qualsiasi di questi segni richiede una chiamata immediata al proprio medico veterinario.
Non bisogna attendere o sperare in un miglioramento spontaneo.
Una diagnosi certa e l'avvio di una terapia di supporto sono essenziali per dare al cavallo le migliori chance di recupero, rendendo la prevenzione l'arma più potente a nostra disposizione.

La prevenzione è l'arma migliore: vaccino, lotta alle zanzare e gestione del rischio
Poiché non esiste una cura specifica per il West Nile Virus, la prevenzione diventa l'unica, vera strategia vincente — pur ricordando che nessuna misura è totalmente protettiva e che il rischio residuo dipende dalla situazione epidemiologica locale.
La prevenzione di questa malattia si articola su due pilastri principali.
Il primo e più importante è la vaccinazione
Considerata una vaccinazione “core” dall’American Association of Equine Practitioners (AAEP) per tutti i cavalli in Nord America, è fortemente raccomandata nelle aree endemiche in Europa. Segui le indicazioni delle autorità locali e il parere del tuo veterinario di fiducia.
Nell'UE sono disponibili due vaccini: Proteq West Nile (ricombinante canarypox) e Equip WNV (inattivato). Entrambi richiedono un ciclo primario di 2 dosi a distanza di 3–5 settimane (Proteq) o 4-6 settimane (Equip) e un richiamo annuale; in aree ad alta pressione vettoriale, il richiamo può essere semestrale (o anche fino a 3–4 mesi) su valutazione del veterinario.
Questi vaccini riducono significativamente il rischio di malattia e la gravità dei segni clinici, pur senza garantire una protezione totale.
È fondamentale definire con il proprio veterinario un piano vaccinale su misura, programmando i richiami prima dell’inizio della stagione delle zanzare.
Il secondo pilastro è il controllo dei vettori:
E quindi delle zanzare, il che si traduce in una gestione meticolosa dell'ambiente:
- eliminare ogni ristagno d'acqua (sottovasi, secchi, grondaie, copertoni abbandonati);
- pulire frequentemente gli abbeveratoi;
- nei luoghi dove non è possibile eliminare l’acqua (canali, vasche permanenti), è possibile ricorrere, solo se autorizzati e nel rispetto della normativa locale, a prodotti larvicidi o adulticidi ad uso ambientale, applicati da personale qualificato;
- installare zanzariere a maglie fitte nei box;
- utilizzare ventilatori per ostacolare il volo degli insetti.
L'uso di repellenti specifici per equini, specialmente nelle ore di maggiore attività delle zanzare (alba e tramonto), completa la barriera protettiva.
Unendo queste misure ambientali alla vaccinazione, si crea una difesa integrata che riduce sensibilmente il rischio di esposizione: a questo punto è fondamentale sapere come agire qualora il virus venga comunque a contatto con l’animale, tema che affrontiamo nel capitolo successivo.
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Diagnosi, prognosi e sorveglianza in Italia: cosa aspettarsi
Nel malaugurato caso in cui un cavallo manifesti sintomi sospetti, il ruolo del veterinario diventa centrale. La diagnosi di certezza per la Febbre del Nilo può essere formulata solo attraverso specifici test di laboratorio, eseguiti su campioni di siero o, nei casi più complessi, di liquido cerebrospinale.
Una volta confermata la malattia, è importante sapere che non esiste un farmaco antivirale in grado di eliminare il WNV.
La terapia è interamente di supporto e mira a sostenere l'organismo del cavallo nella sua battaglia contro il virus. Questo include la somministrazione di fluidi per contrastare la disidratazione, farmaci antinfiammatori per ridurre l'infiammazione a livello neurologico e un'attenta assistenza per prevenire lesioni secondarie in caso di decubito.
In questo contesto, consultato il veterinario, possono trovare spazio anche soluzioni naturali che aiutano a lenire stati infiammatori e favorire il benessere generale dell’animale. Prodotti come il nostro Kanarescue® Horses, grazie alla combinazione di cannabidiolo, Aloe Vera e altre piante officinali, sono apprezzati per il loro potenziale supporto nelle forme di neurite associate a infezioni virali come la West Nile. I suoi ingredienti, infatti, possono contribuire ad attenuarne fastidi e a sostenere la resilienza del cavallo.
Ad ogni modo, la prognosi è riservata: le statistiche indicano un tasso di letalità di circa il 30-40% nei cavalli sintomatici che sviluppano la forma clinica.
Inoltre, fino al 40% dei sopravvissuti può presentare sequele neurologiche a sei mesi dalla malattia, cioè effetti persistenti, come problemi di coordinazione, debolezza o alterazioni comportamentali, legati al danno subito durante la malattia.
In Italia, la West Nile è una malattia soggetta a sorveglianza da parte di una rete che include gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IZS) e l'Istituto Superiore di Sanità (ISS), che monitorano la circolazione del virus e pubblicano bollettini stagionali, strumenti preziosi per rimanere informati sul livello di rischio nel proprio territorio.
West Nile nei cavalli: domande frequenti
Il mio cavallo può contagiarmi o contagiare altri cavalli in scuderia?
Assolutamente no. Il cavallo, come l'essere umano, è definito un "ospite a fondo cieco". Ciò significa che, una volta infettato dalla puntura di una zanzara, non sviluppa una carica virale nel sangue sufficiente a contagiare altre zanzare. Di conseguenza, non può in alcun modo trasmettere il West Nile Virus ad altri cavalli, persone o animali attraverso il contatto diretto, le secrezioni o l'aria. La catena di trasmissione si interrompe con lui, rendendo la malattia non contagiosa da cavallo a cavallo o da cavallo a uomo.
Il vaccino contro il West Nile è obbligatorio e garantisce una protezione totale?
In Italia non è obbligatorio, ma è fortemente raccomandato nelle aree a rischio. Negli Stati Uniti è considerato “core” dall’AAEP. In Europa sono disponibili Proteq West Nile e Equip WNV, entrambi con due dosi iniziali (a 3–5 settimane o 4-6 settimane) e richiamo annuale; in zone con alta presenza di zanzare può essere indicato un richiamo semestrale. Nessun vaccino offre protezione totale, ma riduce in modo significativo il rischio di malattia e la gravità dei segni clinici. Il piano va sempre definito con il veterinario, prima della stagione delle zanzare.
Cosa posso fare ogni giorno in scuderia per prevenire il West Nile?
L'azione quotidiana più importante è la lotta ambientale contro le zanzare, che sono i vettori del virus. Questo significa eliminare meticolosamente ogni singolo ristagno d'acqua, anche il più piccolo. Svuotare e pulire regolarmente secchi, sottovasi e abbeveratoi, controllare che le grondaie non siano ostruite e gestire le aree umide del paddock. Questa "bonifica" costante impedisce alle zanzare di deporre le uova e riprodursi, riducendo drasticamente la popolazione di vettori nell'ambiente in cui vive il cavallo e, di conseguenza, il rischio di infezione.