Dermatite contagiosa nel gatto: come gestirla senza rischi per altri animali

 

In questo articolo parliamo di…

  • Non tutte le dermatiti feline sono contagiose. Comprendere la differenza tra irritazioni comuni (allergie, parassiti non trasmissibili all'uomo con la stessa facilità) e infezioni realmente contagiose come la tigna (dermatofitosi) è essenziale per un intervento mirato, evitando allarmismi inutili e proteggendo efficacemente la salute di tutti gli animali domestici e dei membri della famiglia.
  • Nel caso di dermatiti contagiose, come la tigna, le spore fungine possono persistere a lungo nell'ambiente. Una decontaminazione accurata di cucce, trasportini, tessuti e superfici è tanto importante quanto il trattamento sull'animale stesso, per prevenire la reinfezione del gatto e la diffusione ad altri animali o persone.
  • L'autodiagnosi o i rimedi "fai da te" possono ritardare la corretta identificazione del problema e peggiorare la situazione. Solo un veterinario può diagnosticare con certezza la causa della dermatite attraverso esami specifici e prescrivere il piano terapeutico più adeguato, inclusi consigli sulla gestione ambientale e sulla protezione degli altri conviventi.

Una corretta identificazione della causa è essenziale per evitare allarmismi e attuare misure efficaci di contenimento, soprattutto in presenza di patologie trasmissibili come la tigna

Quando noti che il tuo amato gatto si gratta più del solito o presenta strane chiazze sulla pelle, la preoccupazione è immediata. La dermatite nel gatto è un problema comune, ma la domanda che sorge spontanea è: "Potrebbe essere contagiosa per gli altri miei animali o, peggio, per me?".

È una domanda legittima che merita una risposta chiara e completa, perché la gestione corretta è la chiave per il benessere di tutti.

Vediamo quindi più da vicino cosa si intende per dermatite felina e quando è il caso di preoccuparsi per un eventuale contagio.

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Capire la dermatite felina: non tutte le irritazioni sono contagiose

Il termine "dermatite" nel gatto si riferisce, in senso generale, a un'infiammazione della pelle, che può manifestarsi con prurito, arrossamento, perdita di pelo, croste o altri cambiamenti cutanei.

È importante sapere, però, che non tutte le dermatiti sono uguali, e soprattutto, non tutte sono contagiose. Molte forme comuni di dermatite nel gatto hanno origini diverse da un'infezione trasmissibile.

Ad esempio, la dermatite atopica è una reazione allergica a sostanze presenti nell'ambiente, come pollini o acari della polvere. La dermatite da contatto può insorgere se la pelle del tuo micio tocca sostanze irritanti.

Poi c'è la dermatite miliare, caratterizzata da piccole lesioni crostose, spesso sintomo di un problema sottostante come l'allergia al morso di pulce; quest'ultima, la dermatite allergica da pulci (DAP), è una delle cause più frequenti di prurito intenso. Infine, la dermatite da Malassezia è causata da un lievito normalmente presente sulla cute, che può proliferare eccessivamente in determinate condizioni.

Sebbene queste forme non siano "contagiose" nel senso classico di un'infezione che si passa da un animale all'altro con facilità (o all'uomo), è vero che la causa scatenante, come un'infestazione da pulci, può certamente interessare altri animali presenti in casa.

Tuttavia, esistono condizioni dermatologiche che sono invece altamente contagiose e richiedono un approccio gestionale molto più cauto e specifico, proprio per evitare la loro diffusione.

Dermatite contagiosa nel gatto: cos’è la tigna e perché è pericolosa

Quando si parla di dermatite contagiosa nel gatto, la prima indiziata è spesso la dermatofitosi, comunemente nota come "tigna".

Si tratta di un'infezione fungina della pelle, del pelo e, talvolta, delle unghie. Nel gatto, l'agente causale più frequente, responsabile di oltre il 90% dei casi, è il fungo Microsporum canis.

La tigna è particolarmente insidiosa perché è altamente contagiosa: si trasmette per contatto diretto con un animale infetto, ma anche, e molto facilmente, attraverso il contatto con materiale contaminato come spazzole, cucce, coperte, trasportini o semplicemente peli infetti dispersi nell'ambiente.

Le spore fungine, infatti, sono estremamente resistenti e possono sopravvivere per mesi, talvolta anche anni, contaminando l'ambiente e rappresentando una fonte continua di (re)infezione.

Un aspetto fondamentale da non sottovalutare è che la tigna è una zoonosi, il che significa che può essere trasmessa dal gatto all'uomo, causando lesioni cutanee pruriginose anche nelle persone.

Oltre alla tigna, esistono altre condizioni infettive che possono causare dermatiti contagiose. Un esempio significativo è rappresentato dagli acari, come Notoedres cati, responsabile della cosiddetta scabbia felina. Questa parassitosi cutanea è molto pruriginosa e altamente contagiosa tra gatti, e può occasionalmente interessare anche altri animali domestici e, seppur raramente e con manifestazioni transitorie, le persone.

Data la potenziale diffusività di queste affezioni, riconoscere i segnali il prima possibile è fondamentale per intervenire rapidamente e limitare la propagazione dell'infezione.

Gatto tigrato arancione con la tigna, coricato sul pavimento del salotto | RimosVet

Riconoscere i segnali: sintomi, diagnosi e il ruolo cruciale del veterinario

Prima di continuare, si rammenta che riconoscere i sintomi è senz'altro molto utile, ma che la diagnosi definitiva spetta sempre al veterinario.

Nel caso della tigna, i segnali più classici includono la comparsa di aree di alopecia (perdita di pelo), spesso di forma tondeggiante o irregolare, a volte con un aspetto a "chiazza". La pelle in queste zone può apparire arrossata (eritema), squamosa (presenza di forfora) e possono formarsi delle crosticine.

Il prurito è variabile: alcuni gatti si grattano furiosamente, altri manifestano un fastidio minimo o nullo.

Per fare un confronto, la dermatite miliare, che come abbiamo visto è spesso legata ad allergie, si presenta con tante piccole papule con una crosticina sulla sommità, diffuse soprattutto sul dorso o sul collo, e il gatto tende a leccarsi e grattarsi molto.

Di fronte a questi o altri cambiamenti della pelle del tuo micio, la visita veterinaria è imprescindibile.

Per diagnosticare la tigna, il veterinario può utilizzare diversi strumenti: la lampada di Wood, che in circa il 50% dei casi di infezione da Microsporum canis fa apparire i peli infetti di un caratteristico colore giallo-verdastro fluorescente; l'esame microscopico del pelo, per cercare le spore fungine; la coltura fungina, considerata il test più affidabile, che prevede di mettere alcuni peli su un terreno di coltura specifico e attendere la crescita del fungo; infine, la PCR (Polymerase Chain Reaction), un test molecolare che può fornire una diagnosi più rapida.

Per le altre forme di dermatite, il veterinario si baserà sull'anamnesi (la storia clinica del gatto), potrà eseguire raschiati cutanei per cercare parassiti, un esame citologico per identificare batteri o lieviti, e, se sospetta un'allergia, potrà consigliare test allergologici specifici, una dieta privativa o uno screening approfondito per i parassiti.

Solo una diagnosi accurata permette di impostare la terapia corretta e mirata, che è la chiave per la risoluzione del problema e per proteggere gli altri.

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Strategie di gestione e prevenzione: un ambiente sicuro per tutti

Una volta che il tuo veterinario ha identificato la causa della dermatite, si passerà al piano terapeutico e gestionale.

Se la diagnosi è di tigna, il trattamento di solito combina una terapia antifungina sistemica, cioè farmaci da somministrare per bocca per diverse settimane, con trattamenti topici, come shampoo o lozioni medicate specifiche, da applicare regolarmente.

Ma la cura dell'animale è solo una parte della battaglia: la decontaminazione ambientale è altrettanto cruciale per eradicare le spore fungine ed evitare ricadute o la diffusione dell'infezione. Questo significa pulire a fondo e disinfettare tutte le superfici lavabili, le cucce, i trasportini, i giochi del tuo gatto con prodotti ipoallergenici.

È fondamentale passare l'aspirapolvere frequentemente, così come la scopa a vapore, specialmente su tappeti e divani, avendo cura di gettare subito il sacchetto o pulire accuratamente il serbatoio. Tutti i tessuti (coperte, cuscini, vestiti che sono stati a contatto con il gatto) andrebbero lavati ad alta temperatura.

Durante questo periodo, è fortemente consigliato isolare il gatto infetto, per quanto possibile, per limitare la dispersione delle spore nell'ambiente domestico.

Nel caso di dermatiti allergiche o da pulci, la strategia terapeutica si concentrerà sull'eliminazione dell'agente scatenante – ad esempio, un controllo rigoroso e costante delle pulci su tutti gli animali conviventi e nell'ambiente – e sulla gestione dei sintomi con terapie prescritte dal veterinario.

In base alla diagnosi, infatti, il medico degli animali potrà anche consigliare terapie più specifiche, come l'immunoterapia desensibilizzante (i cosiddetti "vaccini" per l'allergia) o l'adozione di una dieta ipoallergenica.

Rimedi naturali per il prurito nel gatto: shampoo e spume lenitive coadiuvanti

Per dare sollievo al tuo gatto dal prurito e dall'irritazione esistono prodotti coadiuvanti naturali che possono essere di grande aiuto. Si tratta di prodotti di libera vendita, ma da usare secondo le indicazioni del veterinario, che non sostituiscono mai la terapia ufficiale prescritta dal medico, ma ne supportano l'efficacia, contribuendo al sollievo e al benessere cutaneo del tuo gatto.

Kanarescue® Bath è uno shampoo dermatologico a basso tenore di schiuma, formulato con estratti di calendula (nota per le sue proprietà lenitive ed emollienti), arnica (tradizionalmente usata per contusioni e infiammazioni) e CBD idrosolubile (prodotto sinteticamente). Questa combinazione offre un'azione lenitiva, calmante e balsamica, rispettando il pH naturale della pelle del tuo amico felino.

Se il tuo gatto non ama il bagnetto, per un trattamento mirato e pratico, magari senza risciacquo, puoi considerare Kanarescue® Foam: una spuma dermatologica che contiene estratto di achillea (conosciuta per le sue proprietà cicatrizzanti e lenitive) e i già citati arnica e CBD idrosolubile. Questa formulazione è ideale per idratare, ammorbidire e lenire la cute irritata.

Il Cannabidiolo sintetico presente in questi prodotti è apprezzato per le sue proprietà antiossidanti, antiseborroiche e protettive per la pelle, contribuendo a lenire e prevenire situazioni di malessere, e ad attenuare infiammazioni o eventuali pruriti.

Infine, la prevenzione generale gioca un ruolo chiave: controlli parassitari regolari per tutti gli animali, una buona igiene dell'animale e dell'ambiente in cui vive, e un'alimentazione bilanciata e di qualità contribuiscono a mantenere la pelle del tuo gatto sana e più resistente.

Affrontare la dermatite, specialmente se contagiosa, richiede pazienza e un approccio multifattoriale, ma con la giusta guida veterinaria e le attenzioni adeguate, potrai garantire al tuo micio una pronta risoluzione e un ambiente sicuro per tutti.


Dermatite contagiosa nel gatto: domande frequenti

La dermatite del gatto è sempre contagiosa?

No, non tutte le forme di dermatite nel gatto sono contagiose. Esistono infatti molte cause non infettive, come allergie, dermatiti da contatto o reazioni a parassiti, che non si trasmettono ad altri animali o all'uomo. Tuttavia, alcune patologie specifiche come la tigna o la scabbia felina sono effettivamente contagiose e richiedono maggiore attenzione nella gestione del gatto e dell’ambiente domestico.

Cosa fare se si sospetta una dermatite contagiosa nel proprio gatto?

Se noti chiazze senza pelo, croste, prurito intenso o lesioni cutanee sul tuo gatto, è importante portarlo subito dal veterinario. Solo un professionista può eseguire gli esami necessari per identificare con certezza l'agente responsabile, come funghi o acari. Evita cure fai da te e isola temporaneamente l'animale per evitare il contagio ad altri animali o persone.

Come si disinfetta l’ambiente in caso di dermatite contagiosa nel gatto?

È essenziale pulire a fondo tutte le superfici, cucce, giochi, trasportini e tessuti con cui il gatto è entrato in contatto. Le spore fungine, come quelle della tigna, possono sopravvivere per mesi e causare reinfezioni. Passare frequentemente l’aspirapolvere, lavare i tessuti ad alta temperatura e usare disinfettanti adatti è fondamentale per eliminare ogni traccia dell’agente patogeno.

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